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LOWRIDE 154 Aprile 2021

«Non sarà un′avventura. Non può essere soltanto una primavera. Questo amore non è una stella che al mattino se ne va…»

A come avventura. Per chi, come noi, figli degli Anni 60, è cresciuto in Italia, tra i tanti miti che rendono così affascinante il motociclismo, quello che ha segnato l′adolescenza è stato il fuoristrada. Da sempre sognavamo di tornare a infangarci e c′è chi, nella redazione di LowRide, non ha mai smesso di viaggiare su strade sterrate, oppure gareggia nel flat track o fa qualche scorribanda in motoalpinismo. Dopo aver manifestato un debole per dirt tracker e preparazioni scrambler, eravamo riusciti a provare belle preparazioni Harley-Davidson tra sassi, mulattiere e guadi. Indimenticabile per Danilo la scorribanda su un Iron 883 trasformato da Numero Uno Milano, copertina del numero 40... Gli anni corrono veloci, tutto cambia e si trasforma, a volte i sogni si avverano. Ora ci contendiamo la possibilità di provare la prima adventure bike americana, cosa che dovrebbe accadere alla fine di aprile; il condizionale è d′obbligo. Intanto c′è chi resta fedele ai chopper e ai ferri vecchi, chi sta comprando una Moto Guzzi V85 TT per allargare i propri orizzonti e chi prepara la sua Honda Dominator a una stagione di flat track, e ci spera ancora. Con piacere pubblichiamo il fantastico viaggio in America Latina di Janelle Kaczmarzewski, una biologa sola soletta in sella a Indian Scout Sixty tra le Ande e la foresta amazzonica. Splendido esempio di impegno ecologista e spirito avventuroso, il suo racconto parla anche di emancipazione femminile e di coscienza sociale. Ma non è necessario andare in capo al mondo per avventurarsi oltre i nostri limiti, per lo più autoimposti, uscendo da una zona di comfort che, di questi tempi, comincia a stare stretta. Costretti da limitazioni e impedimenti, il nostro tramite col mondo circostante pare essere la tecnologia. Troppo spesso lo schermo di un computer o quello, ancor più minuscolo, di uno smartphone diventa la nostra finestra sul pianeta. Visto da pochi centimetri quadri di pixel, sembra colorato, monotono e piccolo. Dannatamente piccolo. In realtà basterebbe montare in sella, ingranare la prima e tornare a macinare chilometri per sentirci minuscoli, riscoprire la nostra dimensione fisica aiuta a capire che il mondo è vasto, pieno di sfumature e di sorprese. Bagnati dalla pioggia, asciugati dal sole, nel vento della corsa è facile rimettere in fila i pensieri. Sentirsi piccoli di fronte allo spazio e alla forza della natura mette soggezione, però aiuta a diventare grandi. Andare incontro al prossimo fa scoprire che l′umanità sembra imbruttita e urlante sui social, ma in fondo sa essere umana, accogliente. La diversità è l′eccezione che conferma la regola: visto da vicino, nessuno è normale. Più fuori che strada.

© LOWRIDE | Aprile 2021