Più che una tradizione è una legge non scritta, anzi scritta all’ultimo minuto. La prima pagina di LowRide che molti divorano, quella che si sfoglia dopo aver strappato la busta finalmente arrivata via posta oppure dopo aver tolto di mano all’edicolante la propria copia, è quella che viene ultimata alla fine, in fretta, quasi fuori tempo massimo, mentre lo stampatore chiama preoccupato e la fatica si fa sentire. Lo stress fa parte del gioco, tutto sommato. Meno male che esiste un limite al perfezionismo. Proprio come un gruppo di customizer fa in vista del bike show più importante, lucidando le cromature della nuova special mentre si accendono i riflettori e il pubblico entra in sala, anche la redazione deve sintetizzare mille idee, spunti, belle trovate e proposte dei lettori in tempo utile per dare in pasto alle rotative il numero successivo. Il lavoro di una squadra è compresso in 164 pagine. Le lancette corrono mentre siamo indaffarati nel correggere bozze, ritoccare foto e verificare informazioni prima che suoni il gong e il fattorino porti via una busta che contiene un mese di fatica, tante idee e divertimento... Beh, l’ultima riga è finita e il chopper è già carico: LowRide va in stampa, io me ne vado al mare.